Non vi inganni il titolo, ma la storia che voglio raccontarvi oggi non parla dei miei genitori – Giuseppe e Caterina – ma di tante altre persone, che genitori lo sono, ma dei “miei” 11 ragazzi di catechismo.
Domenica 22 maggio, nella nostra chiesa parrocchiale i ragazzi hanno ricevuto la Prima Comunione.
Catechismo, un percorso di fede
Come dico spesso, i ragazzi del catechismo che accompagno nella conoscenza di Gesù e, è un cammino che inizia con un atto di “affidamento”: i genitori mi affidano i loro figli per insegnare loro la nostra fede cristiana.
“Affidare” vuol dire “riporre fiducia”, “avere fede” in una persona, e io, nel mio essere catechista, mi sento investita di una seria e grande responsabilità.
Così quei ragazzi diventano, per il tempo degli anni dell’iniziazione cristiana, i “miei” ragazzi.
A cui dedico tutta me stessa.
E così, se ci sono i “miei ragazzi”, ci sono anche i “miei genitori”, che sono le loro famiglie.
Purtroppo il tempo del catechismo è poco e non sempre riesco a conoscere profondamente tutte le famiglie.
Ma sono contenta di come questi genitori mi hanno ringraziato al termine della celebrazione: poche parole, ma ben dette, una lettera che dice molto più di mille regali e gli 11 semi che ho messo in copertina.
E una piccola lettera ricca di senso, che mi ha emozionato e ha confermato quello che è il mio modo di trasmettere la fede.

Seminare speranza
Essere catechista non è soltanto “fare”, ma innanzitutto testimoniare e far vedere cosa significa la fede cristiana. E’ un po’ come l’attività del seminatore, che pianta tanti semi. Sono sicura che – con il tempo – germoglieranno. Ci vuole pazienza, i frutti arriveranno nei prossimi anni.
Ora è tempo di riposo,
di ricaricare le batterie,
di dare il tempo a quel che ho seminato di iniziare a mettere radici.