Quest’oggi parole non mie, ma di un sacerdote, che giorno per giorno si interroga su questo periodo particolare, dove tutto si è fermato. Forse le sue parole possono essere un ottimo Pit-Stop, per ricaricarci spiritualmente e riflettere su come ognuno di noi sta affrontando questi giorni difficili.
Viviamo il tempo dell’assenza.
Cose, azioni e persone ci vengono impedite e ci mancano.
Siamo afflitti e preoccupati.
Possiamo non perdere la calma e attendere che si calmino le acque, possiamo anche entrare in questo tempo cogliendone la sua specificità non casuale.
Nel tempo dell’assenza riscopriamo l’Essenza.
Significa chiedersi cosa sia essenziale nella vita;
di tutte le cose, pensieri, relazioni e incontri che riempiono la mente e la vita, che cosa oggi, nella loro assenza, mi sembra davvero essenziale.
Di tutto ciò che mi manca che cosa è per me irrinunciabile.
Nel tempo dell’essenza scoprire la sostanza.
Se l’essenziale è ciò che è insostituibile, il tempo dell’assenza ci fa riscoprire la precarietà,
e proprio ciò che è essenziale ci appare fragile e ci spinge verso ciò che crediamo sostanziale,
verso ciò che c’è sempre e che permette ad ogni cosa il miracolo dell’esistenza.
Il tempo in cui la materia si mostra in tutta la sua piccolezza,
lo Spirito ci fa sentire il suo alito di speranza e di sapienza.
La sostanza delle cose, delle persone e degli affetti, noi la chiamiamo Spirito, la pronunciamo Dio.
L’essenziale reclama ciò che è sostanziale.
Ritorneremo a fare tutto ciò che ora ci è tolto, e scorderemo di nuovo l’essenziale, indaffarati nelle cose che ora ci mancano, ma questo è il tempo per appuntarsi nel taccuino della mente, che cosa sia davvero irrinunciabile nella nostra vita.
Di certo, ritorneremo a dire a Dio che non abbiamo tempo, che non c’è bisogno di andare in Chiesa, che è colpa sua se permette cose così, ma la verità la possiamo cogliere proprio nel tempo dell’assenza.
Senza sostanza siamo fregati per sempre!
Il tempo dell’assenza è il tempo dei poveri in spirito.
Beati noi se sapremo riconoscerlo!
don Federico Tartaglia, parroco di Selvacandida (Roma)
(Facebook, 11 marzo 2020)